Santo
Forrest, Forrest Gump. Anzi: sua mamma, quelle donnina a cui Zemeckis
inizialmente non ha dato un volto e che ha insegnato al figlio che
“la vita e' come una scatola di
cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”.
Quanti,
sapendo quello che la vita ha intenzione di riservare loro,
'aprirebbero la scatola'? Gia': quanti?
Fino
a poco tempo fa l'espressione “la
vita e' meravigliosa”
mi provocava una tremenda orticaria. Oggi non piu'. Ma non perche' mi
sia convertita al positivismo: resto un'inguaribile realista che
guarda al mondo per cio' che e'. Se non do' piu' in escandescenze il
merito e' del Sabatini Coletti. Si', del dizionario Sabatini Coletti
a cui va tutta la mia gratitudine per avermi ricordato che
meraviglioso altro non significa se non “che
suscita meraviglia, stupita ammirazione”,
ma anche “che
lascia sbigottiti”,
senza specificare la positivita' o la negativita' dell'emozione
suscitata.
Qualcuno
sorridera' dinnanzi a questa mia 'scoperta', ma il mio stupore e'
reale e dettato dalla presa di coscienza della passivita' con cui
spesso utilizzo, piuttosto che recepisco, questo o quell'aggettivo.
Come se il mio cervello avesse deciso – piuttosto indipendentemente
– che alcuni termini hanno un'accezione solamente positiva ed altri
solamente negativa.
Quanti,
sapendo quello che la vita ha intenzione di riservare loro,
'aprirebbero la scatola'? Se qualcuno si stesse chiedendo cosa
farei... beh: i cioccolatini non mi piacciono.